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"Fotografare è prendere quello che accade davanti ai tuoi occhi, congelarlo e riproporlo così come la tua anima lo ha vissuto.

Le macchine, gli obbiettivi e tutto il resto sono solo le suole delle scarpe con cui viaggiare nel mondo infinito della fotografia".

"Photography is about capturing what's happening before you, about holding it and proposing it just as your soul experienced it.

The cameras, lenses and everything else are only the soles of the shoes we wear to travel the infinite world of photography".

Breve nota biografica

Stefano Zardini è cresciuto in una famiglia di fotografi: il primo ad iniziare questo percorso fu suo nonno, nel 1892. La nonna Antonia seguì le orme del marito e divenne fotografa di guerra nel primo conflitto mondiale, mentre gli scatti del padre Roberto testimoniarono la campagna italiana di Russia, dalle offensive in prima linea sul Don alla devastante ritirata dell’Armir nel 1942.

Da loro, Stefano ha ereditato l’onestà intellettuale che ne ha caratterizzato la vita personale e professionale.

Per oltre vent’anni è stato fotoreporter free-lance ed ha testimoniato situazioni di guerra e di emergenza in più di 60 paesi del mondo; esperienze che lo hanno segnato in modo permanente e hanno accresciuto la sua sensibilità verso ogni tematica di disuguaglianza. Il suo conflitto interiore è tangibile in ogni scatto.

Questa “visione” traspare anche in molte delle sue fotografie di Fine Art.

La fotografia artistica è quella che lo ha impegnato professionalmente negli ultimi anni e le sue opere sono presenti in molte collezioni private in Europa e non solo.

 

 Short bio note

Stefano Zardini was born into the profession: his grandfather started his career as a photographer in 1892, his grandmother Antonia, was a war photographer during the Great War, and his father, Roberto, was a front-line correspondent on the river Don and during the devastating Italian retreat from Russia in World War II.

What Stefano received from them is an intellectual honesty that denoted his personal and professional life.

He was a freelance photoreporter for over 20 years, documenting wars and emergency situations in more than 60 countries worldwide. All these experiences permanently shaped his way of conveying contemporary suffering and enhanced his sensitivity towards all issues of disparity. 

This "vision" also shines through many of his fine-art photography works.

Today, fine-art photography is what kept Stefano professionally the most busy in the last years. His works are found in many private collections in Europe and beyond.