L’altro sguardo
Scendono dall’alto,
seguendo un percorso lungo,
non segnato, spesso in balia del vento,
mutevole e dispotico.
Un viaggio senza riferimenti,
sospeso in un pallore bianco-grigio.
Fiocchi,
leggeri capolavori di architettura cristallina,
si sfiorano, incrociano le loro strade senza ritorno
sino alla terra, che da laggiù lentamente
sembra venire loro incontro.
La forza di gravità è loro ignota
e al loro sguardo sono gli alberi sfuggenti a salire
verso il punto dove la neve nasce.
Dove il viaggio si ferma si decide
il destino della loro sopravvivenza:
rami d’albero curvi dal peso,
ripidi tetti, rocce a picco,
tormentate strisce d’asfalto,
parabrezza percorsi da spazzole assassine,
versanti soleggiati per una vita breve
o gelidi canaloni a Nord
per restare ancora,
fino alla prossima vita.
© Stefano Zardini
The other gaze
They descend from above,
down long swirling slides,
buffeted often by the whims
of a despotic, erratic wind.
Spiraling downward through nothing,
suspended in a grey-white pallor.
Flakes,
flimsy masterpieces of sparkling architecture,
brushing and interweaving
in their routes of no return down to the earth,
which seems to slowly rise up to meet them.
They know not about the force of gravity
And to their gaze the elusive trees rise up
Towards the point where the snow is born.
Where the journey ends
their survival is decided:
branches bowed under the weight,
steep roofs, sheer rock faces,
winding tarmac roads,
window-screens swiped by wipers,
sunny slopes for a short life
or freezing North-facing gullies
in which to lie,
until the next life arrives.
© Stefano Zardini